A livello psico-sociale l’eroismo è concepito come la massima espressione della virtù umana e siccome ispira ed induce comportamenti ricalcati da modelli ideali, assume un potente valore di esempio "didattico".
In questo senso è estremamente desolante constatare che ancora oggi vengono chiamati eroici atti di brutale crudeltà. Tutto ciò crea emulazione che scaturisce poi in numerosi episodi di aggressività che si consumano non solo sui campi di battaglia ma anche nelle relazioni della nostra vita quotidiana.
È tempo di eroi etici,
di buon senso
e più umani che mai.
Cosa troverai in questa riflessione/articolo:
-I Modelli eroici che esaltano la violenza
-La confutazione dell'eroismo guerriero
-Gli eroi della nonviolenza
Eccoci al secondo appuntamento della rubrica del Campus, Parliamo di Pace.
Prima di proseguire nella lettura, prova a fermarti un attimo per chiederti, quali sono gli eroi che ti porti dentro!🤔
nei commenti in fondo, facci sapere se sono ancora quelli dopo aver letto ciò che segue…
Si può considerare questa puntata come un focus sull’eroismo ma anche come la parte complementare alla prima puntata sui condizionamenti militaristi.
Nella logica perversa dettata dall'imprinting da Rambo di questa nostra società, si arriva a pensare che con una pistola, un fucile o comunque con la
prepotenza, si ottenga attenzione, potere, fama, rispetto e giustizia ecc.
I modelli eroici violenti si prestano bene alla manipolazione delle masse e sono indispensabili al reclutamento dei soldati nelle guerre e per ottenere il consenso del popolo.
D'altra parte l’influenza dei modelli eroici può essere altrettanto determinante per ispirare la gente verso la pace, poiché non mancano certamente eccellenti riferimenti eroici nonviolenti.
Dimmi i tuoi eroi e ti dirò chi sei!😜
Fin da quando siamo bambini, più dei discorsi, delle leggi o delle lezioni impartite, sono gli esempi ad esser assimilati come modelli di comportamento.
Che ne siamo consapevoli o meno, siamo in ogni caso tutti costantemente ispirati da modelli esemplari che abbiamo scelto, che siano personaggi storici o mitologici, supereroi di fantasia oppure che siano persone reali.
Tuttavia siamo anche inconsapevolmente condizionati da esempi violenti ritenuti comunemente modelli "vincenti", che nella nostra cultura vengono tramandati di generazione in generazione.
I Modelli eroici
CHE TIPO DI EROI ABBIAMO IN MENTE?
Nel nostro immaginario collettivo i modelli eroici che esaltano la violenza, seppur arcaici, resistono poiché persiste il rinnovo della loro celebrazione sociale. Non si tratta di storia lontana ma di una mentalità malata che si protrae e riversa i suoi effetti nefasti anche nel nostro tempo.
Davvero noi possiamo accettare come modelli da imitare eroi violenti per i nostri figli e noi stessi?
BREVE STORIA DELL’EROISMO
Tenendo presente il film Troy tanti elementi risulteranno ancora piú chiari. il celebre cult cinematografico è tratto infatti da l’Iliade.
L'eroismo epico di Omero (VIII secolo a.C.) esalta la violenza in battaglia, con lo scopo di imprimere nella memoria collettiva le gesta degli eroi.
In questo contesto eroi è sinonimo di guerrieri. Coloro che non temono la morte, il cui unico scopo è di essere ricordati nel futuro.
Gli eroi guerrieri inseguono l'ambizione di primeggiare sul campo di battaglia, mezzo per dimostrare valore e guadagnare fama e gloria.
Va detto per onestà che l’Iliade è un racconto narrativo molto ricco dove si possono trovare vari tipi di eroi guerrieri.
Ettore, il principe di Troia, è un eroe sociale, lotta per la salvezza della sua famiglia e del suo regno. Mentre Achille è un eroe individuale, che combatte per la sola gloria personale o per vendetta, in ogni caso sempre per suo ritorno.
Entrambi eroi guerrieri che si differenziano tra sociale (altruistico) e individuale (egocentrico).
Poi c’è Ulisse, che per vincere la battaglia, oltre alle armi utilizza il suo ingegno. (cavallo di Troia)
CREDENZE EREDITATE
La morte sul campo di battaglia era considerata dagli antichi greci la “bella morte”. Per l'eroe guerriero tutto ruota intorno alla morte, sia la propria che quella dell'avversario: è un eroismo estremamente macabro e “necrocentrico”.
Poiché gli antichi greci non concepivano una vita ultraterrena, credevano che compiere imprese eroiche fosse l’unico modo per non “scomparire nel nulla”.
Questa credenza è un retaggio che ancora ci trasciniamo da quei tempi lontani, è quel desiderio umano di dare un senso alla propria esistenza lasciando il segno del proprio passaggio, per non essere dimenticati.
Peccato che quel segno lasciato dai nostri antenati è per lo più una tragica immensa scia di sangue.
E noi abbiamo assorbito questi modelli eroici sanguinari, interiorizzando "uno sterminatore" come se fosse un paladino del bene e l’uso della contrapposizione armata come l’unica risposta alle controversie.
L’evoluzione dell’eroismo
Facendo un salto temporale e ideologico in avanti, tra il 31 a.C e il 19 a.C. nell’Eneide di Virgilio ritroviamo differenze rilevanti nelle narrazioni di eroismo.
Per Enea, la guerra non è più un'occasione per esaltare la forza, per dimostrare una superiorità o per conseguire la gloria. Per l'eroe virgiliano la guerra è solo morte e sofferenza. Inoltre Enea prova (humanitas) compassione per i vinti.
C'è un collegamento tra i primissimi eroi descritti dai greci e i supereroi moderni. I primi infatti erano (mezzosangue) figli di un genitore umano e di una divinità, ereditavano l’areté, traducibile in virtù ma anche in superpotere in quanto di origine semidivina. Erano caratteristiche che conferivano una sorta di invulnerabilita’.
Successivamente le virtù straordinarie, come la forza, il coraggio, l'astuzia ecc. saranno attribuite agli esseri umani non per genetica ma per merito.
Emerge un altro sinonimo rilevante di eroe, ovvero “salvatore”.
L’eroe guerriero combatte per vincere, che coincide spesso con l'uccidere. L’eroe che salva combatte per salvare, per proteggere la vita.
EROI IMPOSTORI
Non solo siamo sommersi da modelli eroici fasulli che esaltano la violenza e le guerre, ma l’attestazione stessa di eroismo è spesso gravemente falsificata e altamente strumentalizzata, tanto che buona parte degli eroi menzionati nella storia sono autocertificati, inattendibili e per lo più contraffatti.
EROISMO AUTOREFERENZIALE
In modo spontaneo tendiamo tutti a tenere la parte dell'eroe buono, ma non basta dirci "noi siamo i buoni" per essere veramente tali. Serve l'onestà di cui parlava Gandhi, (satyagraha) ovvero aderire alla verità.
Basta schierarsi dalla parte giusta
per diventare un eroe?
se combatti con noi (buoni) sei dalla parte giusta, ammazzare (loro) i cattivi, non è assassinio ma eroismo!?
La giustizia non può essere il bene di una parte a discapito dell'altra,”mors tua vita mea”.
Se la giustizia è sbilanciata solo verso una parte, molto semplicemente non è giustizia, ed è già il presupposto per alimentare futuri scontri.
Attribuzione eroica
Secondo quale criterio viene attribuito l'eroismo?
Come si combatte, il "perché lo si fa" e quali mezzi si utilizzano definiscono l’eroismo.
Sul perché, chiunque combatte per qualcosa si sente solitamente di avere una motivazione giusta, che poi non lo sia per noi è un altro discorso.
Il come, cioè in che modo si combatte, un eroe deve dimostrarsi valoroso.
Nell'antichità ad esempio non rispettare il codice d'onore era considerato molto grave e tutt'altro che eroico.
Se un presunto atto eroico deriva solo dalla voglia di fama e gloria e si tralascia la giustizia e l’umanità per il solo scopo di vincere, non ci si trova di fronte ad un atto onorevole, tanto meno etico o eroico.
Poi ovviamente contano i risultati raggiunti ma la differenza la fanno i mezzi che si hanno a disposizione, poiché più sono carenti piú l’impresa sarà considerata eroica.
Da questo punto di vista chi lotta senza armi e addirittura evitando la violenza costituisce l’apice dell’eroismo virtuoso.
Esempi concreti di falsa attribuzione eroica
Il 22 settembre 2023, il presidente ucraino Zelensky viene ospitato presso il Parlamento di Ottawa in Canada dove una standing ovation viene rivolta a Yarloslav Hunka, 98 anni, “un veterano di guerra ucraino-canadese della seconda guerra mondiale, che ha combattuto per l'indipendenza ucraina contro i russi ed è stato elogiato e definito da tutti i presenti “un eroe ucraino e canadese”
Dopo qualche giorno il caso diventa uno scandalo internazionale perchè l’incensato eroe ha combattuto sí contro l’esercito russo ma per conto della Waffen SS nazista e così mette tutti in forte imbarazzo.
Dopo un’ondata di indignazione da varie parti del mondo da parte delle comunità ebraiche ma non solo, i governanti canadesi si scusano, ma ormai il tributo pubblico rivolto ad un nazista non si puó più cancellare con un colpo di spugna.
Se Hunka non si fosse rivelato un nazista, nonostante quelle stesse azioni compiute, senza esitazione sarebbe rimasto e anzi rimarcato come un grande eroe.
Questo caso mette in mostra la difficoltà evidente di definire l'eroismo quando violento; se il soggetto potenzialmente eroico non sta dalla parte giusta la sua qualifica di eroe decade velocemente.
A chi ha l'etichetta di nazista risulta impossibile attribuire l'appellativo di eroe, a meno che…
a meno che invece di trattarsi di un eroe “guerriero” si tratti di un eroe “salvatore”
tant'è vero che anche i cattivi per eccellenza come i nazisti, sono stati riconosciuti eroi dagli stessi ebrei perseguitati.
E’ il caso storico di un diplomatico nazista proclamato Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem.
Il suo nome era Georg Ferdinand Duckwitz ed era un membro di spicco dell’ambasciata tedesca a Copenaghen.
Con grande coraggio ha consentito di salvare il 95% degli ebrei danesi.
Di questo caso parla con accuratezza Andrea Vitello, nel libro Il nazista che salvò gli ebrei.
Storie di coraggio e solidarietà in Danimarca -
(Nei link in fondo trovi il suo libro )
Per le virtuose azioni eroiche, anche coloro che stanno coi cattivi possono essere riconosciuti da tutti come eroi.
L’attribuzione problematica dell’eroismo violento
È evidente che l'eroismo se violento è in bilico, sul filo del rasoio tra il bene e il male, mentre quello nonviolento si rivela eroismo senza resistenze ad essere universalmente riconosciuto.
LA CONFUTAZIONE DELL’EROISMO VIOLENTO
In effetti è incredibile come la normalizzazione della guerra, già trattata nella puntata precedente, riesca a far sorvolare l'enorme contraddizione di condannare un omicida e addirittura attribuirgli la qualifica eroica in caso di guerra per il medesimo crimine.
Attenzione: non sto dicendo che non può esserci eroismo se si usa la violenza per difesa, ma bisogna trovare un criterio oggettivo aggiornato ai nostri valori attuali, che possa essere applicato universalmente per distinguere tra assassini e virtuosi eroi.
Gli idoli delle folle possono ispirare certamente ammirazione e imitazione e per questo essere confusi per eroi.
L’eroe è disposto a sacrificarsi, ma se sono disponibili altre opzioni + efficaci non ha senso farlo, mettere a repentaglio la propria vita quando non è necessario non è eroismo, è solo avventatezza o ostentazione. L’eroismo non è fare i “fenomeni”.
il criterio oggettivo che definisce un eroe autentico
Se prendiamo per buono che l'eroismo non può essere autocertificato, cioè esclusivamente di parte e non è fare i “fenomeni” per mettersi in mostra, conquistare territori, o stroncare vite ma consiste piuttosto nel salvarle, quanti falsi eroi ci ritroviamo?
In questo senso nomi altisonanti come Alessandro Magno, Giulio Cesare, Saladino, Attila, Gengis Khan, Napoleone Bonaparte e via dicendo sono tutt'altro che eroi. Potranno essere stati idoli delle folle ma per le loro azioni oggi li definiremmo spietati invasori, tiranni e dittatori. Il fatto che poi abbiano avuto riconoscimenti per le competenze militari non ha alcuna attinenza con l'eroismo virtuoso, a meno che le doti strategiche da grandi condottieri non vengano usate per difesa (per salvare).
Citando un altro film o meglio una saga, star wars, ne l'impero colpisce ancora
Luke: “Cerco un grande guerriero.”
il maestro Yoda risponde:
Non dobbiamo pretendere modelli eroici di assoluta perfezione che per quanto siano ammirevoli sembrano anche inarrivabili.
Possiamo infatti trovare esempi di chi, come noi adesso, viveva nella spirale della violenza ma se ne è emancipato, convertendosi radicalmente alla nonviolenza.
Un caso emblematico fu quello di Ashoka (300 A.C.), imperatore indiano, che dopo esser stato un sovrano sanguinario come i suoi predecessori, proprio vedendo la sofferenza causata dalle sue guerre si convertì alla nonviolenza del buddismo.
Non lo impose però ai suoi sudditi che avevano tanti credo differenti.
Divenne uno dei governanti più virtuosi che ricordi la storia antica per la sua tolleranza, saggezza e per la difesa dei più deboli e degli animali. Perciò nella bandiera indiana è stata inserita la ruota di Ashoka, come simbolo di governo virtuoso.
Anche Nelson Mandela è un esempio di redenzione; all’inizio affrontava la sua lotta per l’apartheid con mezzi armati, poi si rese conto che con la nonviolenza avrebbe avuto maggiori risultati disinnescando l’escalation di sangue e, non da meno, avrebbe mantenuto onore alla sua coscienza.
l’identikit del vero eroe
Nella nostra epoca gli eroi sono spesso persone comuni che non si sono distinte fino al verificarsi di determinate circostanze nelle quali hanno dimostrato dedizione verso gli altri e hanno compiuto gesta eroiche. Ne è un esempio il caso raccontato nel celebre film Schindler’s list.
Ci sono poi persone che si dedicano a nobili cause a favore di oppressi e lo fanno per tutta la loro intera esistenza, queste non sono gesta eroiche ma esistenze eroiche.
Conosciamo l'eroismo nonviolento
Esistono eroi ed eroine che si oppongono all'ingiustizia e rifiutano di alimentare la spirale della violenza. Anzi, trasformano un conflitto in una occasione di crescita personale e rinunciano alla gloria delle medaglie e alla logica dell'onore che pretende vendetta.
Eroi ed eroine che con la nonviolenza hanno comunque raggiunto la libertà e l'indipendenza della propria patria e della propria gente.
La libertà è spesso tirata in ballo come fine che giustifica la guerra.
Occorre molto coraggio per diventare liberi, intendo liberi fino in fondo.
Gli eroi della nonviolenza sono riusciti ad evadere dalla gabbia delle dinamiche di violenza.
In questa immagine alcuni esempi eroici virtuosi: Nelson Mandela, Aung San SuuKyi, Gandhi, Maria Montessori, Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta.
Esempi di rivoluzioni nonviolente
Il metodo della disobbedienza civile nonviolenta è stato utilizzato con successo in India da Gandhi contro il colonialismo inglese, in Sudafrica da Mandela contro l’apartheid, in Danimarca contro l’occupazione nazista, in Cile contro la dittatura di Pinochet, in Polonia contro il regime di Jaruzelski, negli Stati Uniti da Martin Luther King per i diritti ecc.
GLI EROI DI CUI HA BISOGNO IL MONDO
Ai giorni nostri gli eroi mettono il bene comune in cima alle priorità, compiendo atti di grandissima generosità senza voler ricevere qualcosa in cambio e senza mettersi in mostra.
Oggi ci sono molti nuovi eroi ed eroine che sono per lo più avvolti dall'anonimato.
Gli eroi di cui ha tanto bisogno il mondo non sono certo guerrieri sanguinari, né semidei super eroi nè santi, sono persone normali con un altruismo straordinario e sono i nonviolenti che si ribellano alle logiche oppressive e si oppongono alle guerre, non perché abbiano paura di combattere ma perché hanno il coraggio di dire basta alla violenza.
Il vero eroe è nella sua accezione più nobile l'espressione maggiormente virtuosa dell'umano!
Soprattutto per la pace
l'unione fa la forza!
Nella prossima puntata
della nostra rubrica
parleremo di disobbedienza - non collaborazione.
Tu cosa ne pensi dei modelli eroici della nostra società e quali sono i tuoi eroi preferiti?
scrivicelo nei commenti, ti leggiamo...
Di come riconoscere i FALSI EROI abbiamo parlato nella nostra diretta!
Domenica 3/12/2023 la trovi qui sotto
LINK DI APPROFONDIMENTO
Una rubrica interattiva a cura del nostro Fausto Piccolo Sociologo con cui affronteremo i temi della nonviolenza, del disarmo e della pace.
💢Non è scontato parlare di pace, la nonviolenza è spesso fraintesa proprio perché poco conosciuta sia nelle tesi che nelle prassi.
Un nuovo appuntamento da non perdere:
Fausto Dalla Valentina
Autore della rubrica
Parliamo di Pace
Socio fondatore Campus Bene Comune
con il progetto Piccolo Sociologo, divulga tematiche di Crescita Personale come:
Condiziona-menti, Ricerca Esistenziale, Etica Eco-Logica, Parliamo di Pace.
A seguito della partecipazione del Campus Bene Comune all'Eirene Fest (Festival dell'Editoria della Pace), abbiamo pensato a diverse iniziative per proseguire il percorso di approfondimento sulle tematiche di pace e nonviolenza, questa rubrica è una di queste.
Una risposta a “Basta Eroi Violenti #ParliamoDiPace n°2”
C’è bisogno di cambiare i modelli di riferimento. Molto interessante l’articolo sugli eroi che permette riflessioni a vari livelli; solo partendo da un’educazione che ri-educhi, possiamo pensare di migliorare il mondo in cui viviamo e allora, forse, riusciremo a ri-costruire una società i cui pilastri saranno rispetto, collaborazione e cooperazione e non avremo più bisogno di giornate contro la violenza .